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Alfa Romeo Alfetta

La casa automobilistica lombarda iniziò la produzione dell'Alfetta nel 1972 e proseguì fino al 1984. Questo modello nacque nella versione berlina, compresa nella classe medio-alta. Fin dalla progettazione il modello dell'Alfetta si propose come un'auto innovativa considerando l'epoca nella quale fece la sua comparsa. Anche rispetto ai precedenti modelli dell'Alfa Romeo, l'Alfetta si caratterizzava per un design nuovo e di rottura rispetto a quello tipico delle precedenti auto dell'Alfa Romeo.
La carrozzeria aveva una linea marcatamente squadrata. Il frontale, invece, rimaneva quello classico delle vetture dell'Alfa che si faceva notare per i doppi fari tondi contornati da caratteristiche cornici cromate e per il logo della casa automobilistica piazzato al centro del frontale. Facevano un occhiolino alla tradizione classica anche le maniglie delle portiere, per la loro forma e fattura, i paraurti in acciaio inossidabile e le tre barre cromate presenti sulla parte frontale della vettura.
La linea estetica dell'Alfetta era tutta un programma. Faceva impazzire tutti quando cominciò a circolare sul mercato delle autovetture. La parte anteriore si presentava piuttosto bassa, per slanciarsi poi man mano verso la parte posteriore. La coda della vettura si alzava rispetto alla parte restante dell'auto, realizzando degli indubbi effetti aerodinamici che si riversavano sulle prestazioni in strada dell'Alfetta.
Gli interni della nuova vettura dell'Alfa Romeo, invece, non si distinguevano particolarmente dai precedenti modelli. Infatti conservavano quelli che costituivano i tratti essenziali già visti nelle altre vetture dell'Alfa Romeo. La plancia presentava i classici inserti lignei, il quadro degli strumenti era ricco e completo. Tutte le strumentazioni di guida erano facilmente leggibili per il guidatore. Inoltre era presente una serie nutrita di spie luminose che permettevano di avere sempre sotto controllo l'andamento della vettura. Il vano bagagli, invece, non dava molta soddisfazione. Sotto al piano di carico si trovava la ruota di scorta e il serbatoio capiente di 50 litri. In compenso il sedile di guida era estremamente comodo, consentendo anche una guida a braccia tese. Il volante era regolabile in altezza e questo dava la possibilità di adeguare la postazione alle proprie esigenze di guida.
Nell'abitacolo dell'Alfetta c'era abbastanza spazio di manovra. I progettisti della casa automobilistica milanese avevano adottato una soluzione meccanica che produsse l'effetto stilistico di ridurre il tunnel centrale nella parte anteriore della vettura andando però ad aumentarne le dimensioni in quella posteriore, a tutto svantaggio dell'eventuale occupante che, dietro, avesse voluto posizionarsi al centro del sedile. Tutto questo sortiva l'effetto di far apparire l'interno dell'abitacolo più spazioso sul davanti e leggermente costrittivo nella parte posteriore. In compenso l'Alfetta permetteva una buona visuale della strada e dei dintorni dell'auto durante la guida, solo la coda, particolarmente rialzata, necessitava di un po' di pratica.
Fonte immagini: Wikipedia (1 ,2)
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